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I dolci della tradizione natalizia tarantina...

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Il Natale tarantino, essendo probabilmente fra i più lunghi al mondo (forse giusto il Polo di Babbo Natale ci fa concorrenza) non poteva avere solo un unico dolce natalizio!

A Taranto, infatti, di dolci o meglio "delizie natalizie" se ne contano almeno tre: le pettole, le sannacchiudere e le carteddate.

Le pettole, che aprono il Natale a Santa Cecilia, rappresentano 'u cuscine d'u Bambinelle, il cuscino di Gesù che, nell'umile mangiatoia, trova un po' di calore nella morbida bambagia, una soffice nuvoletta proprio come una pettola.

Le sannacchiudere erano e sono quei dolci con la caratteristica di essere conservati a lungo, alcuni dicono che, centellinandoli e mangiandone uno al giorno, si può arrivare addirittura sino a San Cataldo (10 maggio), e rappresentano il Natale del popolo.

Le carteddate, invece, con la loro forma arrotolata e un po' appuntita, rappresentano il povero giaciglio in cui Gesù Bambino fu riposto appena nato, e vanno servite col vincotto.

Questo dolce caratteristico ha origine antichissima, basti pensare che le prime tracce risalgono ad una pittura rupestre del VI secolo a.C, in cui viene rappresentata la preparazione di una pietanza molto simile che veniva offerta alla Dea Cerere in occasione dei misteri Eleusini.

Col cristianesimo questo dolce di origine greca, divenne il dolce da offrire alla Madonna; l'origine del nome è dubbia, personalmente sono fra quelli che pensano derivi dal greco "kartallos" (cesto).

Fatto sta, che, qui a Taranto, ogni tradizione natalizia è frutto di un passato ricco e sentito ed è davvero densa non solo di storia ma anche di profondo significato.



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